Promozione della salute: un master in collaborazione con l'ateneo Milano-Bicocca

La cooperativa Nuovo Cortile, insieme a CDO Opere Sociali, è partner dell’Università degli Studi Milano-Bicocca nella realizzazione di un Master di I livello. Il titolo è “Promozione della salute, sviluppo di comunità e reti operative. La relazione come strumento di cura e di promozione della salute (minori, accoglienza, psichiatria, dipendenze)“.

L'argomento e gli obiettivi del Master: a favore degli operatori di comunità

Diretto dal prof. Cesare Maria Cornaggia, il master si propone di sviluppare competenze nel campo della:

  • lettura dei bisogni individuali e dei contesti comunitari
  • individuazione di strategie e di piani di promozione della salute individuale e collettiva
  • conduzione di gruppi e del lavoro di rete
  • valutazione di efficacia degli interventi di promozione della salute che afferiscono a tematiche e bisogni relativi alle specifiche aree professionali.

 

Le aree professionali interessate sono quattro:

  • i minori (disagio e accoglienza)
  • la psichiatria (comunitaria e residenziale)
  • le dipendenze (nei diversissimi aspetti)
  • gli anziani e i disabili (specie considerando le situazioni problematiche).

La voce di chi lo frequenta: riflessioni a partire dalla propria esperienza

Orazio Condorelli e Marta Mandelli sono due educatori professionali dell’equipe  CTP Comunità Terapeutica Dipendenze Pinocchio. Entrambi frequentano il master e abbiamo chiesto loro di raccontarci la loro esperienza.

Marta: «Ho deciso di iniziare questo master per poter approfondire la tematica del lavoro con soggetti fragili con problemi di dipendenze e psichiatrici. In particolare la scelta è stata quella di seguire il professore Cornaggia conosciuto nei mesi di tirocinio presso la comunità Pinocchio nell’approfondire l’approccio relazionale a questi soggetti. L’occasione del master ha permesso di ampliare grandemente la consapevolezza circa le difficoltà e le bellezze del lavoro in comunità, offrendo spunti e metodologie da poter approfondire nella concretezza del lavoro e mediante approfondimenti teorici. La bellezza di questa proposta è data da due fattori principali: il primo è la possibilità di incontrare professionisti affermati e competenti, il secondo è la possibilità di avere un gruppo classe variegato con storie di vita personali, di studio e lavorative anche molto differenti dalla mia. Rispetto al primo aspetto è molto utile vedere una rete di professionisti di vari ambiti e varie professionalità che hanno messo a disposizione le loro competenze, i loro strumenti operativi e le loro storie per poter aprire riflessioni circa il lavoro in relazione con gli altri. Ogni relatore ha portato il suo spaccato di storia professionale e di vita affrontando diversi ambiti in particolare la psichiatria, le dipendenze, la disabilità e i minori, affrontando anche la dimensione organizzativa e di controllo delle realtà educative. L’occasione di poter dialogare con grandi professionisti è di grandissimo impatto circa la costruzione della mia professionalità, ancora tutta da strutturare e mi ha permesso di accrescere molto le mie competenze tecniche e relazionali, ma, ancor più importante, mi ha permesso di porre domande e aprire spunti di riflessione da poter riportare poi nel mio agire educativo. In merito al secondo aspetto mi ritengo davvero fortunata. In questi mesi di master si è creato un gruppo classe unito, d’aiuto e non giudicante, dove ognuno di noi porta sé all’interno dell’aula nel dialogo con i relatori e con i compagni. Ognuno di noi viene da ambiti e lavori molto diversi ci sono psicologi, infermieri, educatori e tecnici della riabilitazione psichiatrica. Questa ricchezza ha dato la possibilità di accrescere la conoscenza circa servizi diversi dal mio e mi sta insegnando a dialogare anche con figure diverse, dovendo rendere ragione in modo più strutturato del mio portato di storia professionale. Questa bellezza è dovuta anche alla capacità del professor Cornaggia di aver instaurato fin dall’inizio un rapporto con noi libero e non giudicante che è passato anche poi nelle relazioni personali con il gruppo. Per concludere sono davvero grata di questa possibilità di crescita professionale e personale. Il percorso di questi mesi mi ha permesso di rendermi conto dei miei punti di forza e delle mie fragilità a livello lavorativo, proponendo una via per poter strutturare il mio ruolo educativo. Inoltre mi ha permesso di indagare in modo più approfondito vari approcci teorici e pratici, permettendo di aprire spunti di riflessione da portare avanti nella vita in comunità. Infine mi ha permesso di incontrare dei maestri con i quali potermi confrontare e imparare sempre più a cogliere il valore e la bellezza di questo lavoro così difficile, ma anche così affascinante».

Orazio: «In uno degli esami di questo percorso formativo mi è stato chiesto di approfondire una delle tante caratteristiche individuate al corso che dovrebbe avere un buon operatore. La simpatia. Questa caratteristica è per me molto importante. Infatti, all’inizio della mia esperienza lavorativa in Pinocchio, pensavo che essere simpatico volesse dire: saper prendere i ragazzi con goliardia, essere gradevole, farli ridere, essere appunto simpatico. Cosa sicuramente utile, e che mi riesce tra l’altro bene dato il mio temperamento.
Con l’esperienza e la formazione ho capito che la simpatia ridotta così diventava fuorviante, perché il confine con il fare l’amicone era molto labile e la a-simmetria della relazione terapeutica svaniva. Soprattutto, questo master mi ha condotto ad un livello più profondo del termine. “Simpatia” deriva dal greco sympatheia, parola composta da συν + πάσχω (syn + pascho = συμπάσχω), letteralmente “patire insieme”, quindi con-patire, con-emozione, sentire con, soffrire con, essere nella relazione. Essere simpatico, in questa accezione, è una cosa certamente diversa.
Infatti, per essere davvero nella relazione, per sentire l’altro, ci deve essere il tu, un tu ben presente e che sia distinto da tutto quello che proviene dal Sé, compresi giudizi, pre-giudizi e immagini di come sia l’altro. Anzi, tutto quello che crediamo di sapere dell’altro andrebbe come messo a tacere per stare davvero di fronte all’alterità, nella sua essenza misteriosa. Altrimenti ci illudiamo di capire l’altro, ci sforziamo di spiegarlo, ma in realtà stiamo applicando immagini, pensieri, strutture, convinzioni nostre che parlano molto più di noi che della verità dell’altro. L’altro è altro, ed è una terra inconquistabile.
Allora forse, bisogna stare di fronte l’altro nella sua alterità irriducibile, quasi mettendo a tacere tutto il ronzio che proviene dai nostri emisferi. In questo c’è distanza e quindi asimmetria. Ma che vertigine… Con questa prospettiva sono molte le domande che si scatenano! Si può dire allora “Io ti comprendo” e ti accolgo? Ti guardo e ti riconosco. E questo “essere nella relazione” può diventare cura? La Comprensione può essere cura? Meglio, comprendere è già curare? Sono domande che lascio aperte anche se il terreno su cui poggio i piedi mi offre delle ipotesi.
Il nostro è un lavoro affascinante e scopro sempre più che può diventare un’avventura entusiasmante per sé solamente rimanendo a guardare dei maestri e lasciandosi interrogare dai gesti e dalle parole».

Dal comitato scientifico: come e perché è nato questo Master

Walter Sabattoli, educatore professionale e Direttore della CTP Comunità Terapeutica Dipendenze Pinocchio, è nel comitato scientifico del Master. Ha partecipato come relatore alla giornata formativa del 3 dicembre 2021. Gli abbiamo chiesto di esprimere un parere dal taglio più tecnico, come è nata l’idea di questo master: «Dall’incontro con il prof. Cesare Cornaggia è nata l’idea di avviare un master per operatori di Comunità. La conoscenza della nostra Opera e di molte altre aderenti alla CDO Opere Sociali ha spinto il professore ad organizzare questo corso, affinché le buone prassi incontrate frequentandoci possano diventare pensiero e strumento per formare operatori disposti a coinvolgersi nei servizi alla persona, in particolare quelli che si occupano di situazioni di disagio».